Ispirato a una storia realmente accaduta.
Daniel corre.
“Spostatevi sulla destra per rimanere sul percorso”. Daniel pensa: sarebbe bello avere un navigatore anche per la vita, tu inserisci l’obiettivo e lui ti indica la strada, Hey Google, portami all’abilitazione”.
Daniel corre per arrivare in tempo al colloquio con la Fachseminarleiterin (che in italiano è intraducibile perché suonerebbe tipo docente-dirigente-formatrice del seminario di formazione della materia specifica) – alias Signora Rotten-Meier, perché i due anni di supplenza che nel frattempo aveva fatto in tutte le scuole più malfamate della città non bastano, due anni di corse in groppa alla bici per le periferie d’Europa, in edifici fatiscenti in paesaggi di calcinacci e gramigne, due anni di visi deragliati di giovani traboccanti di astio. “Per essere un insegnante vero lei deve svolgere il periodo di tirocinio previsto dalla legge con l’esame finale”, aveva sentenziato imperturbabile il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, “le supplenze non contano”. Amen.
“Destinazione raggiunta” intona il navigatore dal manubrio. Il senso dell’orientamento di Daniel non è mai stato forte, ma attualmente è praticamente inesistente. “Lo stress”, dice la psicologa, “è la fonte di tutto quello che le succede, dovrebbe pensare di cambiare mestiere”. È una parola, a ventinove anni, dopo anni di studio e di formazione, e poi a lui piace insegnare. E poi sono loro che sono sbagliati, aveva fatto capire la psicologa. Gli insegnanti non formano, manipolano. Tutto sta dunque nel bypassare questi ultimi mesi di tortura psicologica, di puledri rabbiosi che lanciano palline e a volte bottiglie di plastica mentre la vecchia direttrice del seminario di formazione blatera istruzioni intercalate da espressioni leggermente piccanti che in italiano suonerebbero tipo “che cazzo fa signor Mehl?”.
E ora tocca ascoltare la predica dopo la dimostrazione. A scuola non c’era tempo, così ora Daniel si trova davanti all’Ufficio didattico distrettuale dove risiede la strega quando non si trova appostata all’ultimo banco da dove sputa le sue sentenze.
“Destinazione raggiunta” continua la macchinetta elettronica mentre Daniel la stacca dal manubrio.
“L’introduzione era confusa, nella parte centrale non si capiva quale competenza lei focalizzava nella lezione e mancava completamente la Sicherung”.
Il termine tradotto significa fusibile. Ma in gergo didattico si intende la fase di esercitazione delle competenze che permette al docente di assicurarsi che i puledri siano in grado di applicare la regola, ovvero mettere in atto le competenze acquisite, con espressione moderna. Il “fusibile” alla fine della lezione secondo Daniel era molto chiaro: la verifica al termine dell’esperimento. Da manuale. “No, non basta”, ha gracidato la Signora Rotten-Maier, “ci vuole un prodotto, che so io, un foglietto pieghevole con il riassunto dell’esperimento, un album, una pagina di manuale di chimica”.
Daniel ripercorre con la mente la lezione, 45 minuti di tensione trattenuta, la sensazione di essere in apnea, gli occhi spiritati, annoiati, assenti dei disadattati pronti a esplodere al suono della campanella, la fretta di finire in tempo, il terrore di non finire in tempo.
Mein Moment der Entspannung, recita la scatola della tisana, “il mio momento di serenità” rumina David nella cucina mentre armeggia con il salnitro. Il mio momento di controllo, so maneggiare sostanze esplosive e fabbricare fuochi d’artificio. La tensione si scioglie, un sorriso fiducioso gli si tinge in faccia. La luce diretta della lampada fioca illumina l’opera. Sì, in qualche modo ce la farà. E poi esploderanno i petardi.
Il teleschermo del portatile è un boato di colori psichedelici intermittenti. La lavagna virtuale è imbevuta di vita propria. Il mondo è sparito dietro gli schermi piatti. La vita si vive per interposto digitale. Stamattina sono connessi dieci studenti. Quattro gli attivi. Due risultano presenti ma non rispondono se li interroga, altri due non hanno il microfono, uno solo ha acceso la telecamera, faccia pulita sullo sfondo di cameretta celeste con poster di auto d’epoca sul circuito dell’Avus, si intravede un pianoforte verticale. Gli altri risultano dispersi nella marea analogica della vita di fuori, due camere bagno e cucina da vivere in sette. La Rotten-Meier pontifica dal suo salotto d’epoca con lampadario di cristallo, il quadratino colorato che la incornicia si illumina di immenso ogni volta che fiata.
I deragliati si sono impadroniti dello schermo. Daniel ha perso il controllo. La Rotten esclama in un ghigno sarcastico: “Il gabinetto degli apprendisti stregoni”. Poi tutti si disconnettono. Daniel osserva il proprio viso riflesso, cinereo, luccicanti perle di sudore freddo sulla fronte.
È una giornata primaverile, Daniel corre nel crepuscolo, l’aria è già odorosa di erba fresca.
“I miei complimenti signor Mehl”, aveva ghignato la Rotten-Meier afferrando un bicchiere di spumante marca Cappuccetto Rosso, “Lei ora è un vero insegnante di Chimica e Matematica! Dove andrà a festeggiare?”
Daniel sta al centro di un campo nel mezzo di un parco cittadino. Intorno caseggiati moderni. È già quasi buio.
Daniel si ferma, smonta, allunga il braccio sul portapacchi. Ma non fa a tempo.
È un lampo nel buio. Una nube di salnitro e terra, parti di metallo e di corpo dilaniato. L’esplosione fa tremare le finestre, un vetro si infrange. “Destinazione raggiunta” continua a gracchiare il navigatore, scaraventato sull’erba dal colpo d’aria e miracolosamente ancora integro.
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